Essere o sentirsi perennemente a dieta -per quanto ci suoni cosa comune – non è affatto “normale” e “okay” e salutare per la persona.
La “dieta” intesa in senso stretto come il seguire uno schema alimentare definito in termini quantitativi per il dimagrimento/controllo del peso forzato ha infatti diversi effetti collaterali: leggi questo articolo per conoscerli.
Se per ottenere/mantenere un obiettivo diventa una ricorrenza il “mettersi a dieta” o se il “seguire per filo e per segno lo schema” diventa la costante, è indice che qualcosa non stia funzionando, ed è soprattutto qualcosa che NON DOVREBBE ASSOLUTAMENTE ESSERE.
Che cosa sta andando storto?
a) l’ obiettivo non è realistico. Spesso si ha in testa un obiettivo di peso o di forma estetica irraggiungibile, non in senso assoluto di “impossibile da raggiungere” , ma nel senso di “impossibile da raggiungere senza compromettere in maniera non sostenibile e non raccomandabile altri aspetti importanti della salute o del benessere psico-fisico o della qualità di vita” o di “non sostenibile a lungo termine” .
Per ragioni evolutive, l’organismo umano è predisposto per favorire i processi di accumulo di riserve che non di perdita e i nostri processi fisiologici NECESSITANO E RICERCANO cibi calorici: non si può pensare di lottare contro la propria natura e sopprimerla.
Oggi vengono normalizzate, idealizzate e poste come obiettivo forme e taglie che non rappresentano affatto la normalità né in senso statistico né in senso clinico (la “normalità del BMI è una misura puramente statistica che definisce il rapporto peso/altezza a cui c’è una bassa probabilità di ammalarsi…) , e anzi spesso potrebbero essere associate a uno stato di salute sub-ottimale. Inevitabilmente confondere misure statistiche con la propria misura ideale può avere dei costi enormi ed essere in definitiva poco sensato.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di migliorarSI, ovvero costruire la migliore versione della propria alimentazione, del proprio stile di vita e del proprio corpo, compatibilmente con la propria situazione (genetica e costituzionale), con le proprie risorse e le proprie possibilità.
Spesso prima di cambiare il corpo o la dieta è necessario cambiare il proprio sguardo sul corpo e sulla dieta per definire obiettivi personali e realistici e fare un bilancio accurato di costi e i benefici.
Il calo ponderale che desidero ora, coincide veramente con una maggiore salute e/o felicità?
b) l’alimentazione non è tutto ciò che conta. Spesso si tende a investire tutte le proprie energie in cambiamenti dell’alimentazione, trascurando la componente fondamentale dell’attività motoria. In soggetti da lungo tempo/frequentemente a dieta e/o sedentari è molto frequente che si instauri un adattamento metabolico-ormonale che favorisce il mantenimento/aumento del peso (il corpo va in modalità “risparmio energetico”, il famoso “metabolismo rallentato”). È importantissimo quindi, per poter ottenere e mantenere risultati a lungo termine in termini di ottimizzare la salute metabolica, cardiovascolare e possibilmente la composizione corporea, investire nel costruire tanto buone abitudini alimentari quanto di attività motoria.
c) le indicazioni alimentari non sono tutto ciò che conta. Possiamo avere consapevolezza di ciò che è giusto/utile fare a livello teorico, ma non riuscire a tradurre teoria in pratica: questo perché è indispensabile imparare a conoscere e gestire la vasta gamma di fattori psicologici-comportamentali, sociali, edonistici…. che influenzano il rapporto con il cibo e le abitudini alimentari.
d) l’ approccio alimentare “non funziona” perché non si riesce a seguirlo, perché non risponde alle esigenze, alle caratteristiche, alle preferenze della persona…o perché si cerca di fare cambiamenti troppo intensi, troppo drastici rispetto alle abitudini di partenza: ciò inevitabilmente finisce per causare più stress che benefici inizialmente, e questo facilmente porta a un abbandono del proposito. È importante quindi che il percorso sia cucito sul punto di partenza della persona, sulle sue abitudini, le sue risorse e le sue difficoltà e introduca cambiamenti positivi, miglioramenti in maniera graduale ma costante.
e) non funziona la mentalità con cui ci si approccia ai cambiamenti: quando si vuole tutto subito, quando non ci si ricorda che uscire dalle proprie abitudini richiede uno sforzo intenzionale attivo e che l’impegno è sempre necessario per ottenere risultati, quando di fronte a un ostacolo si tende a mollare anziché cercare di superarlo, quando non si accettano i fallimenti, i “momenti di down”, il “non vedo progressi” come inevitabili step di crescita di adattamento del percorso. E se non vedessi risultati perché ci vuole tempo? Perché stessi costruendo (magari proprio da zero?) le risorse che -una volta sufficientemente maturate- daranno i loro frutti? Quando si parla di alimentazione non esiste una risposta immediata, sicura, prevedibile: per ottenere un cambiamento significativo e duraturo ci vuole tempo, pazienza, costanza, fiducia.
Cambiare richiede di lasciar andare delle sicurezze, anche se scomode….accettare di non avere tutto chiaro subito….concepire il fallimento…convivere con emozioni spiacevoli. Se il percorso è un cambiamento, lavorare sul mind-set nel cambiamento è fondamentale: il supporto di un professionista -soprattutto attraverso i feedback e i confronti nel tempo – serve anche a seminare una buona flessibilità cognitiva e capacità di adattamento nel percorso e alimentarla, dare una “spinta” quando necessario, valorizzare e rinforzare i singoli “ mattoni di cambiamento” costruiti, i singoli progressi .
Ascolto, monitoraggio, supporto, motivazione e di trasferimento di tutte le risorse utili alla persona per intraprendere i cambiamenti: risorse che nessuna dieta scaricata o un prodotto dietetico potranno mai offrire.
e) non è il contesto e/o il momento giusto in cui inseguire l’obiettivo, perché ci sono altre priorità. Proprio perché intraprendere cambiamenti alimentari e di stile di vita richiede un iniziale impegno non indifferente, se sono presenti altre urgenze e priorità in quel momento per la persona è bene valutare di rimandare l’intenzione a un momento in cui si possa dedicarci sufficiente attenzione e tempo, sapendo che l’impegno inizialmente investito andrà a ridursi via via che i cambiamenti diventano abitudini.
La diet industry oggi propone sempre più approcci estremi e insostenibili e parziali per soddisfare obiettivi estetici sempre più estremi e insostenibili e superficiali, trascurando buona parte dei requisiti sopracitati utili al raggiungimento ma soprattutto al mantenimento di un obiettivo che sia psico-fisicamente sano e sostenibile.
Approcci che si basano sull’ esclusione di interi gruppi alimentari e cibi, sostituti-pasto, “cocktail” di integrazioni, protocolli di digiuno…niente che insegni a mangiare come mangerebbero comuni mortali nel corso di una normale vita, che sia piacevolmente attiva quanto basta.
Questi approcci si caratterizzano essenzialmente per la sola restrizione calorica (estrema) che da sola si rivela inefficace e insostenibile : dopo non molto tempo i risultati si dissolvono, finché ci si rimette di nuovo all’ennesima dieta…Questo yo-yo innesca una mentalità di restrizione cognitiva, il “sono perennemente a dieta”.
Il dato preoccupante deriva dalle osservazioni di come questo approccio faccia da rampa di lancio a disordini alimentari: non si parla solo dell’ anoressia, bulimia e binge eating “clinicamente evidenti”, ma della enorme fetta di disturbi alimentari “subclinici” “lievi”…che se sono “lievi” per le conseguenze fisiche rispetto alle forme clinicamente evidenti, non lo sono per l’enorme impatto psichico sulla vita e il benessere della persona.
Se ti senti perennemente a dieta, insomma…NON DOVRESTI ESSERLO.
Interrogati innanzitutto sui tuoi obiettivi: sono personali? Sono realistici? Sono sostenibili? Sei sicuro abbiano un rapporto costo/beneficio positivo sul tuo benessere psico-fisico ?
Se hai dubbi a riguardo, può essere il caso di considerare un approccio e un percorso nutrizionale diverso!
Qui trovi tutte le informazioni sul mio approccio e su come possiamo lavorare insieme : ti aspetto!