Quante volte ti è capitato -anche se mangi mediamente bene, o se sei a dieta e riesci tendenzialmente a seguirla e attenerti a quanto prescritto senza fatica – di lanciarti a mangiare qualche cibo in maniera rapsodica per poi sentirtene in colpa? sentire che non è ciò di cui avevi bisogno?
Tranquillo, succede a molti.
Alla base dei problemi e squilibri alimentari spesso vi sta la carenza di un nutriente essenziale per l’essere umano: la consapevolezza.
Siamo bombardati tanto da stimoli e eventi negativi che ci rendono distratti, proiettati nell’imminente futuro o rimuginanti sul passato, irrequieti, nervosi, annoiati e insoddisfatti quanto da stimoli -quelli del cibo- che ci tentano, comfort food che grazie al loro contenuto di zuccheri e grassi sedano per qualche breve istante qualsiasi negatività, fanno produrre un’esplosione di ormoni dell’appagamento, ma per poi -a consumo finito- riportarci brevemente in una condizione più profondamente negativa di prima.
Non sono pensieri, stati fisici e mentali- emotivi durante il giorno che ci portano a mangiare in maniera disfunzionale, inconsapevolmente…. ma l’inconsapevolezza e l’incapacità di accettare, convivere con e gestire efficacemente pensieri, stati fisici e mentali emotivi-negativi. Il cibo assume il ruolo di anestetico emozionale.
Non possiamo illuderci del fatto che la salute del corpo sia completamente sconnessa dal piano emotivo e dal proprio sé.
Non è così: non si riesce a lavorare sul peso, sulla forma fisica, sulla propria alimentazione un qualsiasi obiettivo… senza lavorare anche sulla mente, sulla consapevolezza nel momento presente, come pensi, come senti, come ti ascolti.
I metodi tradizionali di approccio ai problemi alimentari non funzionano ed è sempre più chiaro come sia necessario prestare attenzione al come: come mangi di conseguenza potrebbe influire sul tuo peso e la tua salute tanto quanto ciò che mangi o pianifichi di mangiare.
Non possiamo controllare le sensazione negativa, evitarle, eliminarle, né possiamo farlo con le cosiddette “tentazioni”…. ma possiamo controllare l’effetto che queste cose hanno su di noi, interrompere la nostra risposta automatica, creare uno spazio intermedio tra stimolo e risposta, che chiamiamo consapevolezza.
Parlando di dieta si dice sempre che “Non esiste una bacchetta magica”.
Non è vero, ce n’è una, e già la possiedi in forma latente: si chiama attenzione. Sì, perché l’attenzione ha un potere magico: ciò su cui riponi attenzione (e intenzione) si riempie automaticamente di valore e di potenziale.
Tuttavia spesso le intenzioni non arrivano a prendere forma, o a farlo in maniera scostante… si perdono nel marasma di pensieri, attività e impegni…nell’essere come barche che si fanno trascinare nel flusso incessante quotidiano, che vanno senza sapere dove e come vadano istantaneamente, inconsapevoli.
Per questo, ritengo fondamentale investire sulla consapevolezza e sull’attenzione attraverso la “Mindfulness” – la forma più semplice di pratica meditativa di consapevolezza applicata alla vita quotidiana- e attraverso la Mindfulness applicato all’alimentazione, la “Mindful eating”.
Una serie di attenzioni pratiche che guardano al COME.
A ciò che si fa prima di mangiare, mentre si mangia, dopo che si mangia.
Quante volte ti fermi a chiederti “di che cosa ho bisogno?” “che cosa mi spinge a mangiare?” quando ti avvicini a mangiare qualcosa?
Quanto cerchi di notare e restare in contatto con le emozioni e i pensieri che ti spingono a mangiare o a non mangiare? Li insegui o cerchi di sopprimerli?
Quanto sei concentrato quando mangi? Quanto riesci a tenere lontane le distrazioni?
Quanto ti concentri ad ascoltare i segnali che vengono dal tuo corpo per regolare quanto mangiare?
Il piacere sensoriale, lo stomaco che si riempie, “la pancia che tira”, la fame “cerebrale” che si placa.
Attraverso pratiche di Mindful Eating impareremo a portare l’attenzione, osservare e notare tutto questo.
L’allenamento della consapevolezza crea uno spazio, un tempo, una pausa tra l’impulso, i pensieri, i desideri e l’azione che permette di osservarli, riconoscerlo e rispondere con una scelta volontaria e intenzionale diversa da quella che avremmo agito inconsapevolmente. E la scelta volontaria (anche se alla fine l’azione è mangiarsi qualcosa che volevamo impulsivamente) è ciò che ti regala la libertà.
Che cosa aspetti? Inizia a praticare con me!