Comprendere la grassofobia

e la cultura della dieta

Oggi viviamo in una società in cui la relazione con il cibo -anche in ambito sanitario – è fortemente condizionata a livello collettivo dalla cultura grassofobica, il sistema di valori e ideali culturali -prima che sanitari- che vede (erroneamente) nella magrezza IL valore e requisito di moralità, validità sociale e -solo poi – di salute e benessere. In questo paradigma, l’unico corpo e aspetto ritenuto normale, valido, accettabile, desiderabile e persino sano è quello magro e conforme agli stereotipi del momento.
La diretta conseguenza di ciò è la cultura della dieta, ovvero l’approccio alla alimentazione finalizzato al controllo del peso e il dimagrimento attraverso la restrizione calorica e il controllo dell’alimentazione. Vediamo la cultura della dieta in ogni situazione sociale quotidiana in cui si parla di dieta iniziata o da iniziare, di chili presi e da perdere, di corpi più o meno “in forma” , di cibi da evitare, cibi che fanno male, cibi che fanno bene, cibi che fanno ingrassare.

É bene mettere subito chiaro che lo scopo della cultura della dieta non è la salute e il benessere della persona, ma l’inseguimento di obiettivi estetici e numerici spesso irrealistici e/o insostenibili, anche a costo del proprio reale benessere socio-psico-fisico.

Chi non è conforme o non si mostra intentə a conformarsi all’immagine stereotipica di corpo-magro-valido e alle regole della cultura della dieta a causa di essi può sentirsi inadeguatə, può provare una scarsa autostima e un cattivo rapporto con il corpo, può sentire una pressione costante ad adeguarsi controllandosi, può subire body-shaming, commenti non richiesti dolorosi e invalidanti, bullismo, discriminazioni di varia natura, isolamento sociale… come può tutto questo essere una cultura della salute psicofisica? Spoiler: non lo è.

Il 95% delle diete fallisce…per buone ragioni!

E infatti tipicamente ciò che succede a chi si mette a dieta per controllare il corpo è riuscire a seguirla per un certo tempo, anche magari inizialmente dimagrire, ma a distanza di qualche tempo -anche se si mantengono generalmente le abitudini acquisite- normalmente si recupera il peso perso con gli interessi: i dati della ricerca decennale sulle diete ci dicono che il 95% delle diete fallisce nel mantenere l’iniziale dimagrimento.
Ciò non è come la cultura della dieta dice “colpa dellə paziente che ha scarsa forza di volontà e autocontrollo” o dell’ “approccio che non era quello giusto”. Ci sono valide comprensibili fisiologiche ragioni per cui quasi tutte le diete falliscono:
– abbiamo un range di peso, adipe e forme corporee naturali di benessere diverse di persona in persona. Esso è regolato da variabili non controllabili (es genetica, patologie, terapie farmacologiche assunte, storia clinica, fattori ambientali, storia dietetica e del peso)…e quindi non possiamo controllare il nostro peso e forme corporee a nostro piacere.
– quando forziamo una perdita di peso per rientrare in una certa taglia inferiore e mangiamo meno di ciò di cui avremmo bisogno o perdiamo riserve adipose sotto una certa quota fisiologica variabile e soggettiva ad ogni corpo (N.B. non stiamo necessariamente parlando di “sottopeso” ma di andare al di sotto del proprio range di peso naturale di benessere) , ciò costituisce per il nostro organismo uno stress e un segno di pericolo, per cui attiva meccanismi di difesa quali l’aumento della fame, la riduzione del metabolismo e tanti adattamenti ormonali che lo inducono innanzitutto a stabilizzare e fermare la perdita di peso, e quindi a recuperare il peso perso sfruttando ogni occasione alimentare disponibile. Il circolo vizioso che lega dieta, abbuffate e recupero del peso non è “colpa della persona”, ma è un meccanismo fisiologico.

– quando si affida il proprio comportamento alimentare a indicatori esterni (regole, diete, schemi, piani alimentari, app, conteggio calorico) si perde la connessione con i propri fisiologici segnali interni di regolazione alimentare e l’abilità di ascoltarli e utilizzarli per auto-regolarsi nel mangiare. Così, quando si abbandona la guida esterna, i meccanismi di compensazione e iperalimentazione tendono ad essere amplificati anche da questa assenza di abilità autoregolatorie. Più ci disconnettiamo da noi stessi, insomma più perdiamo autonomia e libertà…
– nell’esatto momento in cui si sta per rompere una personale regola dietetica (es “non mangiare la pizza più di 1 volta a settimana” , “non mangiare i carboidrati la sera“, “i dolci massimo 2 volte a settimana“, “fare sempre pasti completi” o anche ad esempio il consumare una porzione superiore a quella prevista nella dieta) la conseguenza inevitabile è quella di un giudizio su di sé: “ho sbagliato”, “ho sgarrato”, “potevo/dovevo  fare meglio”, sensi di colpa, vergogna, senso di inefficacia. La presenza di questi giudizi negativi non solo peggiora il rapporto con il cibo e il sé a lungo termine, ma rende pressoché impossibile nel momento stesso fare una scelta alimentare consapevole ed efficace: questo amplificherà di nuovo la tendenza alla disregolazione (non raramente proprio con episodi di abbuffate), con eventuali anche sintomi fisici (cattiva digestione, pesantezza, gonfiore), con cui di solito la risposta mentale non è “devo cambiare approccio“, ma “questo cibo mi fa davvero maledevo controllarmi di più ed evitarlo/rispettare la regola“.

E così ci si riprova…riparte la restrizione e il controllo…riparte la perdita di controllo…e così va a avanti lo yo-yo delle diete e del peso.

La dieta o il piano alimentare che inizialmente doveva “liberarci” diventa una gabbia in cui non si sta bene ma da cui non si riesce a uscire, forse soprattutto perché si diventa auto-carcerieri di se stessi convincendosi di averne bisogno e che non ci siano alternative.

Ti ci rivedi?

Ebbene, l’uscita e le alternative ci sono.

Cambiare approccio: rifiutare la cultura della dieta e abbracciare
l’ Health At Every Size e la Fat-Acceptance

Il problema di questo difficile rapporto con il corpo e il cibo inizia e si mantiene dall’idea di dove controllare il corpo per essere in salute, validi e piacersi: inizia dalla grassofobia interiorizzata.
Il primo passo per uscirne allora è proprio comprendere che cosa è la grassofobia interiorizzata, in che modo la si ha interiorizzata, quali sono le assunzioni, i pensieri che ci si rivolge e che ne sono voce…
Il secondo passo è quindi quello di decostruire i principi grassofobici interiorizzati ricostruendo principi scientifici e reali:
– il peso, il grasso, le forme corporee non sono una parametro di salute o un valore morale
– è possibile prendersi cura di sé senza cerca di manipolare forzatamente il proprio corpo
– manipolare forzatamente il proprio corpo può avere successo inizialmente ma non è mai sostenibile a lungo termine e può peggiorare la relazione con il cibo, con il corpo e la salute psicofisica…non è un approccio etico ed efficace!
Insomma, ci si sposta un passettino alla volta da un approccio normativo e prescrittivo verso il peso a un approccio fat-acceptive e fat-neutral di Health At Every Size.
L’immediato corollario di ciò, nonché primo principio dell’Alimentazione Intuitiva, è il rifiutare la cultura della dieta.

Se non c’è la dieta, cosa c’è? Riscoprire l’Alimentazione Intuitiva e Consapevole:
ritornare ad ascoltare, fidarsi e rispettare i segnali del corpo

L’Intuitive & Mindful Eating è un approccio all’alimentazione che rientra nella cornice degli approcci inclusivi al peso Health At Every Size.
Come prima cosa quindi è utile specificare che non è un metodo di ricerca del dimagrimento, né è un metodo che vale “solo per chi è normopeso”: è un approccio valido per tutte le Persone con corpi di qualunque taglia che vogliano reimparare a prendersi cura di sé in modo autentico e fare pace con cibo e corpo mettendo da parte obiettivi e approcci grassofobici di dimagrimento forzato.
Ѐ un approccio scientificamente validato che mostra ottimi risultati sia in parametri di salute che nel rapporto con il cibo e il corpo e la prevenzione da disordini e disturbi alimentari.

L’alimentazione Intuitiva non è un obiettivo, non è un traguardo, è un approccio da coltivare coi propri tempi e le proprie risorse.
Possiamo dire che l’intenzione è quella di riallenarci a mangiare in modo funzionale, spontaneo, flessibile e spensierato come lo è per lə bambinə piccolə che ancora non hanno conosciuto e assorbito la cultura grassofobica e della dieta (anche se ahimè, anche loro ne sono sempre più precocemente condizionati!)… reimparando ad ascoltare, comprendere, fidarsi e soddisfare non solo i bisogni del corpo (nutrizionali, energetici, fisiologici etc) ma anche quelli psico-emotivi, sociali integrandoli con competenze cognitive tipiche dell’adultə.

Unə neonatə o un bambinə piccolə infatti -posti in una condizione di benessere alimentare dove possono scegliere liberamente in un’ampia varietà di alimenti, nessuno escluso, senza altri condizionamenti e senza pressioni sul loro corpo- si nutriranno autonomamente a lungo termine assumendo cosa e quanto gli è funzionale ad una crescita adeguata, senza bisogno di porzioni fisse, pesature, schemi, regole, diete.
In ognunə di noi adultə -sotto sovrastrutture cognitive della grassofobia e della cultura della dieta- c’è ancora questa capacità autoregolatoria.

Alimentazione Intuitiva non significa quindi affatto mangiare “istintivamente”, irrazionalmente, sregolatamente… ma consapevolmente, integrando insomma l’ascolto dei segnali interni alla valutazione reale cognitiva di quali siano i pro e i contro di ogni scelta sotto più punti di vista (di bisogno, di piacere, emotivi, sociali, conviviali, etici etc).

In questo senso è un percorso , perché questo tipo di valutazioni richiede pratica ed esperienza attiva e consapevole con cui in ogni singolo episodio alimentare (esattamente come accade per unə bambinə alle prime prese con il cibo solido) si registrano informazioni su come quel cibo in quelle quantità ci fanno sentire e come rispondono ai bisogni del momento. In questo modo un passettino alla volta si diventa sempre più abili nel  produrre scelte che non sono “giuste” perché seguono regole esterne (o “sbagliate” quando non le rispettano!)  ma che siano il più possibile efficaci, funzionali…e che lo siano in modo flessibile rispetto a varie situazioni di vita, vari bisogni, varie priorità…e che siano frutto di scelte libere e autodeterminate.

Non è affatto un approccio facile, spontaneo e immediato: richiede tanto ascolto, tempo, errori, esperienze, riflessioni.
E il mio scopo è proprio quello di guidarti in questo percorso, agevolando la comprensione di alcuni meccanismi, ad aiutarti a passare dalla dieta non alla “sregolatezza e anarchia alimentare”, ma a una alimentazione equilibrata e funzionale -per quanto libera da regole- fornendoti strumenti per fare pratica, suggerendo e consigliando ipotesi, ma in un modo sempre rispettoso del principio “ Tu solə alla fine sai veramente ciò che è effettivamente meglio per te“.

Forse hai solo bisogno di fare pratica e reimparare a fidarti di te stessə.

Il mio obiettivo è il tuo empowerement

Il mio approccio non è quindi prescrittivo di un certo peso/dimagrimento o di una certa forma estetica, ma nemmeno mi aspetto che la Persona dall’oggi al domani arrivi al traguardo di un’ “Alimentazione perfettamente Intuitiva” e della decostruzione definitiva dei condizionamenti della cultura grassofobica e della dieta.

La cosa che più è importante per me è aiutare la persona a coltivare benessere quotidiano (e prevenzione a lungo termine) un passettino alla volta, quindi focalizzarsi e valorizzare il percorso imparando a riconoscere gli ostacoli reali che non sempre è possibile eliminare e cancellare -appunto, ad esempio, è impossibile eliminare le pressioni e le discriminazioni grassofobiche che oggettivamente interferiscono con il benessere di alcune persone-  capendo quindi insieme che cosa ne si può fare.

La Terapia Cognitivo Comportamentale Avanzata (CBT-E) e il Mindfulness Based Eating Awareness Training per i Disordini e Disturbi alimentari

Nella mia pratica per il supporto a persone affette da disordini o disturbi del comportamento alimentare sono formata e utilizzo la terapia cognitivo-comportamentale-avanzata (CBT-E) che secondo linee guida NICE ne è il trattamento più efficace, integrando al momento opportuno gli strumenti della Mindful Eating (nel 2021 ho completato il  Training MB- EAT  (Mindfulness Based – Eating Awareness Training) dedicato ai DCA) e dell’Alimentazione Intuitiva, sempre nella cornice di un approccio non prescrittivo e non focalizzato sul peso Health at Every Size.
Lo scopo è quello di comprendere quali funzioni positive abbia cercato di svolgere il disordine/disturbo alimentare per la persona, evidenziarne gli aspetti problematici e che non funzionano, coltivare la motivazione al cambiamento e costruire insieme nuovi strumenti e abilità alimentari, poggiandosi su fondamenta più solide e funzionali. Il trattamento viene svolto al bisogno -a seconda del caso- in collaborazione con figure psi, mediche, motorie etc.

Curare il rapporto con il corpo: il lavoro sull’Immagine Corporea

Il motivo di fondo per cui la maggior parte delle persone intraprende una dieta è quello di modificare il proprio corpo pensando di arrivare così a piacersi di più, ad avere una maggiore autostima e soddisfazione corporea e una migliore relazione con il proprio corpo.

Se questo è in parte vero dal momento che la nostra cultura e società premiano e valorizzano i corpi magri o che dimagriscono e spesso questi valori sono interiorizzati dalla Persona stessa (per cui questo approccio potrebbe inizialmente migliorare la soddisfazione corporea), sappiamo anche che:
– questa focalizzazione e modalità di autovalutazione del sé strettamente radicata al proprio aspetto corporeo è il principale fattore di rischio di un cattivo rapporto con il cibo, il corpo e di disordini e disturbi alimentari che peggiorano la qualità di vita, il benessere e il funzionamento della persona a vari livelli (sociale, relazionale, lavorativo…)
– per moltissime persone è impossibile mantenere a lungo termine gli sforzi e i risultati inizialmente ottenuti da una dieta e tendono a recuperare il peso perso inizialmente con gli interessi dove questo peggiora la soddisfazione corporea, l’autostima e la relazione con il corpo (oltre che con il cibo)

In questo senso è possibile migliorare invece più stabilmente la relazione con il cibo e il corpo:
1) mettendo in discussione l’idea di doversi conformare a degli ideali di peso per la salute o a degli ideali estetici per essere in salute e validi come Persona
2) abbracciando l’approccio non prescrittivo, non focalizzato sul peso, weight inclusive H.A.E.S che validi la persona in ogni sua taglia, che adotti una posizione apertamente in contrasto alla grassofobia e sia alleata nel farvi fronte in tutte le sfumature in cui possa presentarsi nella vita quotidiana
3) coltivando un approccio Intuitivo all’Alimentazione che migliori il rapporto con il cibo, la consapevolezza corporea, il senso di autoefficacia e autoregolazione
Queste sono le parti di cui ci possiamo occupare in un percorso alimentare per migliorare la relazione con il corpo.
Tuttavia non sempre questo può bastare: quando la relazione con il corpo nonostante ciò abbia ancora dei nodi da sciogliere, o quando i nodi siano talmente stretti da rendere difficile approcciare all’Alimentazione Intuitiva (perché i pensieri difficili sul corpo interni o esterni rappresentano un ostacolo all’ascolto del corpo) è importante
4) un lavoro specifico con una figura psi sull’Immagine Corporea (ovvero come si pensa, vede, percepisce e relaziona al proprio corpo) che individui tutti i fattori (percettivi, cognitivi, comportamentali, emotivi) che possono peggiorare l’Immagine Corporea e identifichi e coltivi invece quei fattori che possono migliorarla. Il modo in cui vediamo e la relazione che abbiamo con il nostro corpo infatti non dipende dal suo aspetto oggettivo, ma dall’interazione con moltissimi altri fattori che è importante innanzitutto comprendere e in alcuni casi gestire per migliorare l’Immagine Corporea.

Inizia ora il tuo percorso per costruire insieme

un consapevole e flessibile equilibrio alimentare

Contattami se

Vuoi migliorare la tua alimentazione

e il tuo rapporto con il cibo e il corpo, abbandonando la mentalità da dieta e restrizione

fatichi a gestire la tua alimentazione in particolari situazioni (di stress, emozioni, contesti…)

anche se conosci le basi di una sana alimentazione e/o segui una dieta

Pratichi uno sport/un’attività fisica (amatoriale/sportiva agonistica)

e vuoi costruire un’alimentazione (e un’integrazione) capace di supportare al meglio l’attività fisica

Soffri di allergie/intolleranze alimentari

che trovano richiedono esclusioni alimentari e riequilibri nutrizionali

Soffri di un Disturbo del Comportamento Alimentare

Per la crescita dellə tuə bambinə

se vuoi scegliere l’alimentazione complementare a richiesta (autosvezzamento) e introdurlə all’alimentazione intuitiva

Hai sintomi gastrointestinali

in seguito a consumo di alcuni alimenti (gonfiore, stipsi, indigestione, alvo alterno) o ti è stata fatta diagnosi di disturbi gastrointestinali (IBS, IBD, reflusso, gastrite..) che possono trovare beneficio dalla dieta o da particolari protocolli che richiedono supervisione specialistica (es low-FODMAP)

Hai delle patologie/carenze diagnosticate

che trovano una cura e un miglioramento nella dietoterapia (insulino-resistenza, diabete tipo 1 e tipo 2, dislipidemie -ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia-, ipertensione, malattie cardiovascolari, nefrolitiasi, insufficienza renale.

Stai affrontando un percorso affermativo di genere

e vuoi supporto nella tua relazione con cibo&corpo
o in relazione a eventuali terapie mediche affermative