L’APPROCCIO COMUNE DELLA DIET CULTURE
Quando comunemente – in realtà da una prospettiva che appartiene allla “Cultura della Dieta”- si pensa all’ alimentazione, le vacanze sono spesso percepite e vissute come un momento di “stacco” da tutte o molte delle prescrizioni alimentari e di movimento che si hanno seguite.
“Fare 5 pasti bilanciati al giorno” “Mangiare 5 porzioni di frutta e verdura”
“Limitare i carboidrati, sì integrali e no raffinati”
“Evitare dolci e cibi raffinati o fritti” “Rispettare le porzioni” “Pesare i cibi”
“Fare almeno regolarmente 10.000 passi e/o 3 allenamenti da…. ”…
Non è solo perché le abitudini inevitabilmente cambiano, ma è anche soprattutto perché molte prescrizioni che si hanno seguite nascono come doveri finalizzati al controllo dell’ aspetto del corpo o all’aderenza a una certa “dieta e stile di vita sano”: si smette di seguirle perché -in vacanza- è ancora più evidente quanto pesino, quanto siano poco flessibili, poco adattate e funzionali alle varie situazioni, quanto non sempre (o quasi mai) abbiano un senso utile al proprio benessere.
Si sente di “meritarsi una pausa” perché alimentazione e allenamento sono stati un ennesimo impegno, uno sforzo, “no pain no gain”, “tutta forza di volontà”, un ennesimo lavoro e sacrifici da cui serve -comprensibilmente e per fortuna!- prendere una pausa.
…ti ci ritrovi?
IL CIRCOLO VIZIOSO DELLA DIETA
l problema ma allo stesso tempo il meccanismo subdolo per cui si mantiene questo approccio disfunzionale è anche:
1) il senso di colpa, di fallimento, di ansia, di malessere che spesso scaturisce quando si “mollano” le regole, la dieta, le indicazioni, le abitudini, le cose considerate “giuste”…
2) quando si “molla” si resta senza punti di riferimento con cui prendersi cura realmente dei propri bisogni…o forse più spesso si arriva al punto in cui si sente solo un senso e bisogno di ribellione, di volersi concedere tutto ciò che ci si era proibito o limitato prima. Questo porta a “ipercompensare” di tutto in poco tempo e senza autoregolazione: può portare a arrivare a sentire realmente di non stare (e vedersi) bene senza regole, e pensare di aver bisogno di regole e darsi una “regolata”;
3) entrambe le cose -unite al bombardamento mediatico e sociale sul “ripartire con le buone abitudini”- alimentano il senso di dovere e angoscia di “doversi rimettere in riga “ (a settembre…a gennaio…) riprendendo con delle regole perché “altrimenti non si è capaci di regolarsi” ;
4) infine, il problema è che “i risultati” o non arrivano mai, o arrivano ma a costo di sacrifici e impegni – proporzionali a quanto si è naturalmente lontano dai canoni desiderati o imposti- che comprensibilmente non si è in grado di sostenere per sempre senza danni sulla salute fisica o mentale
E se invece il problema fossero proprio le regole, gli obiettivi dietro quelle regole, i princìpi e i valori dietro quegli obiettivi?
Il problema non è prendersi una pausa dalla Diet Culture, anzi, questo è un atto di ribellione che può offrirci una occasione per interrogarci sul senso di ciò che stiamo facendo:
Se sento il bisogno e un certo sollievo* a smettere di farlo….lo faccio davvero per il mio bene?
(*attenzione: il sollievo può coesistere o essere schiacciato dal senso di colpa!)
Forse, lo sto facendo inconsapevolmente perché la società (apprezzamenti e giudizi sui corpi, medicə, nutrizionistə, pt, parenti, collegə, media, moda etc) o la voce della società che ho interiorizzato (cultura grassofobica e della dieta interiorizzate… tuttə noi ne abbiamo dentro molta!) mi dice e mi spinge a farlo per sentirmi sanə, giustə, validə, apprezzabile, come unico modo per piacermi, come unico modo per prendermi cura di me, del mio corpo, della mia alimentazione…
….MA È DAVVERO COSÌ?
No!
L’ approccio non focalizzato sul peso NON PRESCRITTIVO, INCLUSIVO AL PESO E ALLE FORME CORPOREE H.A.E.S.®
Se entriamo nella cornice degli approcci alla salute non focalizzati sul peso e sull’aspetto o le forme corporee non prescrittivi H.A.E.S.®… ci viene invece dimostrato che:
- non è possibile modificare a proprio piacere stabilmente il peso, la composizione corporea o l’aspetto e le forme del corpo controllando e manipolando l’alimentazione e il movimento
- non è necessario farlo per migliorare la salute, per essere giustə, validə, apprezzabilə, né per avere una buona relazione con il corpo e il sé…questi obiettivi sono coltivabili con tanti altri strumenti che non passano dal controllo di corpo, alimentazione, movimento… ad esempio l’alimentazione intuitiva e consapevole.
Ma se non controllo l’alimentazione, c’è caos, casualità, mancanza di cura?
No! Alimentazione intuitiva non è “alimentazione istintiva”.
Abbandonare la cultura della dieta, la dieta, le regole, le forme di controllo non è smettere di prendersi cura di sé, ma anzi, significa aprirsi realmente a modi autentici e autodeterminati di prendersi cura di sé efficacemente.
L’APPROCCIO DI ALIMENTAZIONE INTUITIVA E CONSAPEVOLE
Alimentazione intuitiva e consapevole significa reimparare ad alimentarsi sulla base del proprio intuìto e della propria consapevolezza, delle risorse non da poco! Ognunə di noi sin dalla nascita sa infatti autoregolarsi efficacemente con il cibo utilizzando:
- i segnali interni come fame, appetito, sazietà, energie,
- segnali di digestione e intestinali…
- il ricordo consapevole delle esperienze pregresse
Purtroppo la cultura grassofobica e della dieta (attraverso ciò che comunicano ə caregivers, ə pari, i media..) ci fa credere di aver bisogno di regole per gestirci e controllare il corpo e la salute (anche sulla base dell’idea che alcuni corpi naturalmente più grassi siano sbagliati e debbano controllare i loro segnali) e un po’ alla volta crescendo perdiamo la fiducia e l’ascolto di queste abilità.
Reimparare a mangiare intuitivamente significa riscoprire, riallenare e riprendere a fidarsi e affidarsi a queste abilità e a evidenze scientifiche, integrandole, per fare scelte autodeterminate di benessere, ovvero che siano quanto più possibili compatibili e funzionali ai propri valori, bisogni, priorità, possibilità e limiti del momento.
Esempio di confronto tra i due approcci: consumare FRUTTA E VERDURA
DIET CULTURE
Nell’obiettivo del controllo di peso/aspetto del corpo spesso troviamo la prescrizione di “mangiare 5 porzioni varie di frutta e verdura fresca al giorno”. Quali sono i fini sottesi?
– riempiti lo stomaco di cibi con poche calorie per limitare l’assunzione di calorie e “quindi” controllare il peso (spoiler: non funziona così)
– la frutta è dolce e ti aiuta a controllare le voglie e il consumo di altri cibi dolci meno sani (spoiler: non è e non funziona così)
– meglio lontano dai pasti per evitare mangi altro di più calorico (spoiler: non funziona così)
– ricchi di antiossidanti, ti aiutano a controllare il peso e “la linea” (spoiler: non funziona così), “inestetismi” e invecchiamento
Sono tutti obiettivi poco realmente utili o efficaci o prioritari che quindi è facile accantonare…portandosi dietro dei sensi di colpa/di dovere mancato!
APPROCCIO INTUITIVO E CONSAPEVOLE
POSSIBILI REALI BENEFICI PERSONALI*. Esempi: piacere, + regolarità intestinale, tenersi freschi e idratati, saziarsi senza appesantire digestione, ricavare zuccheri ed energia, vitamine per sostenere le difese immunitarie in viaggio…altro?
POSSIBILI SVANTAGGI O LIMITI PERSONALI*. Esempi: allergie/intolleranze; avversità o cattivo rapporto con questi cibi; difficili da reperire, cucinare e consumare in alcune situazioni (es in viaggio); più voglia di altri cibi; prioritario bisogno di cibi più energetici; non abitudine al consumo…altro?
QUALI SOLUZIONI DI BENESSERE SCELGO DI ADOTTARE PER ME? STRATEGIE? COMPROMESSI? (es puree/succhi/surgelati/sughi) ALTERNATIVE? (es integrazione)… Se non riesco in ciò che mi sarebbe utile, cosa posso aspettarmi? Cosa potrei fare poi nel caso di utile?…
LE DIFFERENZE RIASSUNTE TRA I DUE APPROCCI
Tra l’approccio non focalizzato sul peso e l’aspetto non prescrittivo (H.A.E.S) di alimentazione intuitiva e consapevole e l’approccio della Diet Culture focalizzato su peso e aspetto:
Possibilità di scelte, flessibilità, libertà
HAES: se anche circostanze, bisogni, limiti, valori cambiano, l’obiettivo di benessere non cambia, si declina in infinite possibili risposte e scelte flessibili e autodeterminate
DIET CULTURE: l’obiettivo di controllo di peso/aspetto del corpo richiede di seguire sempre rigide indicazioni, porzioni, schemi, abitudini…
Psiche e umore
HAES: se l’obiettivo è il benessere, la scelta che faccio risponde solo ciò che definisco bene e importante per me, non a “giusto/sbagliato, controllo/non controllo” …non si alimenta quindi senso di colpa. Posso anche non aver fatto la scelta effettivamente più funzionale ai miei bisogni e alla situazione, ma sarà perché allora non avevo abbastanza consapevolezze/risorse/non ho valutato bene, la prossima volta invece avrò più strumenti e posso coltivare senso di autoefficacia.
DIET CULTURE: l’approccio focalizzati sul peso/aspetto del corpo richiede regole e schemi da seguire e -se non li si rispetta- inevitabilmente c’è senso di colpa e di inefficacia
Strumenti
HAES: non è il “no pain no gain”: se il benessere passa attraverso sacrifici costanti è davvero benessere? Cambiare abitudini e approccio certo può richiedere attenzioni, risorse, abilità non immediate e a volte essere doloroso e difficile, ma ha senso farlo se ne vale davvero la pena sul benessere psico-fisico-sociale e questo solo la persona può valutarlo sulla base dei propri valori, bisogni, limiti, privilegi, condizioni
DIET CULTURE: no pain no gain, se vuoi puoi, sacrifici, costanza, sforzi….merito (hello capitalism!)
Inclusività
HAES: è un approccio femminista intersezionale che vuole rispondere ai bisogni e alle differenze di tuttə le identità
DIET CULTURE: se non sei conforme o non riesci…puoi e devi fare di più e se non riesci è colpa tua, non fai abbastanza!
Sostenibilità ed efficacia
HAES: il benessere autodeterminato è un obiettivo che non “va in vacanza” e proprio per questo l’approccio risulta -non necessariamente sempre facile da realizzare, è normale ci siano anche periodi di malessere e difficoltà- molto più sostenibile ed efficace nel migliorare abitudini, salute e coltivare benessere a lungo termine rispetto a
DIET CULTURE: il tasso di fallimento e abbandono a lungo termine degli approcci focalizzati sul peso e sull’aspetto riconducibili alla “dieta” si aggira sul 95%…non a caso!
IN CONCLUSIONE…
Spero questo post ti sia stato utile a capire il perché di alcuni meccanismi, ad esempio perché magari non riesci (tu o altre persone, magari tuoi pazienti) a “stare a dieta” (soprattutto in vacanza), perché provi senso di colpa, perché ti senti in dovere di riprendere a settembre…e perché di nuovo potresti non riuscirci.
Spero di averti fatto conoscere un approccio alternativo che puoi considerare efficace nel migliorare la salute, il benessere e la relazione con il corpo (anche in vacanza) che non impone di controllare o modificare l’ aspetto o il peso.
Può comunque non essere comunque facile iniziare e portare avanti questo approccio in una società grassofobica che rende oggettivamente la vita più difficile a persone con un corpo non conforme ai canoni estetici e a presunti “canoni di peso/forme di salute” non scientifici (ma spesso ancora usati in ambito medico): questo non è di tua responsabilità, non dipende da te,
non puoi cambiarlo o gestirlo tu da solə…
…per questo è importante tuttə prendiamo posizione e ci attiviamo per decostruire la grassofobia culturale!
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Grazie, al prossimo articolo!
Dietista Diana Severgnini