Ciao! Io sono Diana, sono innanzitutto una persona (a cui piace molto il cibo e i gatti, la natura e gli animali tutti, lo sport, i festival, viaggiare, le relazioni profonde…e la vita!)…e di professione sono Dietista.
Anni fa sarei stata la (classica) Dietista convinta di poter rendere migliore il mondo rendendo più sane, migliori e più felici le persone facendole dimagrire e facendo loro ottenere un fisico ideale…in passato ho io stessa sofferto di un disturbo del comportamento alimentare e questa era la realtà in cui credevo, e ahimè che professavo a inizio professione: oggi questa prospettiva mi rammarica e mi mortifica, ma per fortuna nel corso del mio percorso come Persona e professionista ho avuto la fortuna di incontrare il femminismo e ho iniziato ad abbracciarne le questioni e ad entrare nel mondo degli approcci alla salute non focalizzati sul peso.
Ma facciamo un passettino indietro.
Tutto è iniziato con la mia sensibilità verso gli animali e il mio diventare vegana a inizio delle scuole superiori (con qualche periodo di riflessioni e di alimentazione più flessibile negli anni successivi): ciò mi ha portato a incuriosirmi verso il tema alimentare, non solo dal punto di vista etico e di impatto ambientale ma anche di salute. Questi presupposti -con il preesistente interesse per le discipline scientifiche- mi hanno portato a iscrivermi al percorso universitario triennale di Dietistica: in quel triennio ho riempito il mio bagaglio di esperienze e competenze in ambito di nutrizione, di clinica, di ricerca grazie anche a diversi tirocini formativi in strutture ospedaliere e di ricerca; dopo la laurea, ho avviato presto la mia libera professione e iniziato a praticare secondo quanto appreso fino ad allora… ma ho presto notato però che l’approccio della dieta insegnatomi fino ad allora aveva diversi problemi: non solo perché la stragrande maggioranza delle persone che seguivo non riusciva a dimagrire nonostante i miei e loro impegni, ma anche perché mi rendevo conto che ciò che cercavamo ostinatamente di fare non faceva altro che peggiorare il rapporto con il corpo e il cibo aumentando pensieri di ipercontrollo, che rendeva le persone più preoccupate, tristi, insoddisfatte…me inclusa: ero particolarmente insoddisfatta e insofferente al mio lavoro e ciò influiva anche sulla mia relazione con il cibo e il mio corpo. Non capivo cosa e perché non andasse bene.